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Christine Eloy • Managing director, Europa Distribution

"L'industria dell'audiovisivo è un eco-sistema molto delicato"

di 

- Abbiamo incontrato Christine Eloy per parlare dell'impatto che avranno la Brexit e il Digital Single Market per i distributori

Christine Eloy  • Managing director, Europa Distribution

In occasione del Festival internazionale del cinema di Karlovy Vary, Cineuropa ha incontrato Christine Eloy, direttrice generale diEuropa Distribution per parlare delle conseguenze dell’uscita del Regno Unito dall’Europa, sul suo posto nel programma Europa Creativa e dell’impatto del Mercato unico digitale sull’industria audiovisiva.

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Cineuropa: Quali saranno le ripercussioni della Brexit sulla distribuzione dei film?
Christine Eloy: 
E’ importante che il Regno Unito negozi con la Commissione europea per poter restare all’interno del programma Europa Creativa, come ha fatto la Norvegia. Anche se uno Stato non è membro dell’Unione europea, può negoziare degli accordi per far parte di alcuni programmi. Nel caso della distribuzione, abbiamo due programmi destinati alla circolazione dei film europei, uno piuttosto selettivo e l’altro automatico. Questi programmi supportano i film non nazionali, ciò significa che la distribuzione dei film britannici è incoraggiata in Europa, e i film europei nel Regno Unito. Se il Regno Unito non fa più parte di questo programma, i film britannici non saranno più sostenuti quando saranno distribuiti in Europa, ciò avrà delle ripercussioni sulla produzione dei film in questione. Naturalmente, alcuni film non saranno coinvolti, ma i film a basso costo sì perché sarà più rischioso per loro essere distribuiti.

In cosa saranno colpiti i distributori britannici?
La maggior parte dei nostri membri distribuisce film europei. Se non c’è più un sostegno alla distribuzione di questi film nel Regno Unito, le équipe di questi film si ritroveranno anche loro in difficoltà. E questo non riguarda solo la distribuzione, perché Europa Creativa sostiene numerose iniziative come quelle dei festival, dei mercati, delle organizzazioni o delle associazioni come la nostra. L’industria audiovisiva è un ecosistema molto fragile che ha veramente bisogno di essere sostenuto. Se vi è una vera Brexit, sarà necessario per noi negoziare per poter restare nel programma Europa Creativa perché, altrimenti, la circolazione dei film, in generale, ne soffrirebbe. Se decidi di lanciare un film in inglese che apporta incassi elevati, si rischierà di ridurre il numero dei film con un budget ridotto. Bisogna assolutamente proporre dei grossi film per poter far uscire i film piccoli. Se non si può fare, ciò avrà un impatto sugli altri film.

Esiste una possibilità d’accordo che permetta al Regno Unito di restare nel programma Europa Creativa?
E’ il caso, in effetti. Europa Creativa ha già accordi con la Norvegia, l’Islanda e altri paesi. La Svizzera aveva già un accordo. E’ fondamentale che il Regno Unito negozi qualcosa di simile all’accordo tra la Norvegia ed Europa Creativa poiché è un industria molto attiva in questo momento. Europa Creativa s’interessa non solamente all’industria audiovisiva, ma anche all’educazione attraverso la cultura. Se non troviamo un accordo, il Regno Unito non potrà più partecipare al programma Erasmus.

Cosa si aspetta dalla proposta della Commissione europea per quanto riguarda il Mercato unico digitale che sarà predisposto a settembre?
Non siamo a conoscenza dei piani esatti, ma quello che sappiamo è che alcune direttive, tra cui quella sul diritto d’autore, potranno avere delle conseguenze per noi. La direttiva “Satelliti e cavi” regolamenta la trasmissione via satellite, ciò significa che in caso di trasmissione via satellite, bisogna pagare i diritti nel paese in cui il segnale viene emesso e la somma da pagare tiene conto normalmente del pubblico destinatario, compreso quello negli altri paesi. Si chiama “principio del paese d’origine”. Oggi, l’Europa mira ad estendere questa direttiva ai contenuti online, ciò vorrebbe dire che bisognerebbe pagare solo al paese da cui proviene il segnale. Nel caso di una piattaforma VOD installata a Lussemburgo che copre in realtà tutto il continente europeo, i proprietari della piattaforma dovrebbero pagare così i diritti a un solo paese. Di fatto, funzionerebbe come una licenza paneuropea perché se sei distributore in un altro paese, questa direttiva ti riguarda. Naturalmente, le lingue meno diffuse si fanno meno concorrenza, ma per l’inglese o il francese è diverso: sarà una corsa per proiettare per primi il film e portare l’intera Europa verso un sito.

Quindi tutto dipende dalle licenze paneuropee?
E’ una delle direzioni verso cui potrebbero andare le cose. La Commissione europea non vuole l’esclusività territoriale, ma piuttosto un mercato comune che si basi sui diritti d’autore e su questa direttiva. L’industria vi si oppone attivamente, come l’ha dimostrato lo Studio Oxera presentato a Cannes, uno studio che dimostra come l’offerta dei film non sarebbe migliore per i consumatori e come l’impatto sulle industrie sarebbe negativo. Per Europa Distribution siamo in contatto con 140 imprese di tutta Europa, per cui possiamo immaginare quali conseguenze ci aspetterebbero.

Quali potrebbero essere queste conseguenze?
Se un film presentato a Cannes è accessibile on demand quattro mesi dopo, gli esercenti di cinema non saranno davvero entusiasti di proiettare un film che è già legalmente disponibile in tutta Europa su una piattaforma online. Non parliamo solamente del mondo virtuale, parliamo delle sale, a causa della cronologia dei media. I distributori indipendenti hanno bisogno di un aiuto per lanciare alcuni film nelle sale perché l’impresa è pericolosa e complicata. I DVD non esistono più e da un bel po’ le reti televisive non acquistano più film indipendenti. Se non possiamo sfruttare i nostri diritti sul VOD e perdiamo le sale a causa della cronologia dei media, non potremo più proporre film.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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