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Luis Miñarro ­• Regista

“Faccio fatica oramai a continuare a fare questo genere di film”

di 

- Il produttore Luis Miñarro passa alla regia di un lungometraggio di finzione, Estrella fugaz che offre una visione originale e disinibita della storia spagnola. In competizione a Rotterdam

Luis Miñarro ­• Regista

Dopo aver prodotto film di registi importanti, come José Luis Guerin, Manoel de Oliveira e Apichatpong Weersethakul, il produttore catalano Luis Miñarro passa alla regia di un film di finzione, Estrella Fugaz [+leggi anche:
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intervista: Luis Miñarro ­
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, che offre uno spaccato inaspettato dell’effimero regno di Amedeo di Savoia in Spagna, nel 1870. Il film concorre per la tigre del Festival di Rotterdam, dove Cineuropa ha incontrato il regista.

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Cineuropa: Perché Amedeo I?
Luis Miñarro: Dopo qualche ricerca ho intuito che il soggetto aveva potenziale. E’ un personaggio storico di cui non si sa quasi nulla. Questo permette di immaginare moltissime cose su di lui o persino inventarne, e in un certo senso Amedeo I ha vissuto in un contesto non poi così diverso da quello dell’Europa al giorno d’oggi: è l’inizio di una crisi in Spagna.

La crisi attuale è quindi uno dei motivi per cui ha scelto questo personaggio?
Il soggetto acquista importanza grazie ad essa. Qualcuno dirà che il mio film è frivolo, un inno all’estetica sfrenata, ma ci sono molte altre cose a parte questo: compaiono molti artisti, pittori e musicisti e non bisogna dimenticare che la storia si fonda su un elemento politico.

Alcune sue scelte sono intriganti, per esempio quella della lingua. E’ una scelta politica o stilistica?
Dietro la scelta linguistica non c’è nessun’altra intenzione che quella di rispettare la lingua in cui gli attori si sentono maggiormente a proprio agio. Mi piace l’idea di coabitare. Chi dice che un film dev’essere girato in una certa lingua? Mi sono preso questa libertà, senza voler dimostrare niente.

Anche il passaggio alla regia tra una produzione e l’altra è una libertà che si è preso?
Questo film è molto personale, anche se non l’ho fatto per esprimere le mie priorità cinematografiche. E’ come un sunto. In un certo senso il film riassume indirettamente quale sia la mia visione delle mie funzioni di produttore, senza sapere se riuscirò a sostenerla. Non perché non voglia, ma a causa della situazione. Faccio fatica ormai a continuare a fare questo genere di film.

Come vede la sua situazione attuale?
Mi sembra estremamente complicata. Eravamo una società di sei persone, nel mio caso, e siamo passati alla metà. Per fortuna sono riuscito a fare un film che avevo voglia di fare da molto tempo, ma sparirò sicuramente anch’io a breve. Per ricominciare sotto un’altra legislazione o in un’altra situazione, altrove, magari in un altro paese, non so. Di certo mi sento un po’ respinto dal mio paese. Ho fatto tantissimi sforzi per 18 anni per produrre film; dei film che hanno riscosso un successo invidiabile nel mondo, ma quando cerco di distribuirli nel mio paese trovo tutte le porte chiuse e devo trovare un modo di farlo comunque, a traverso piccoli distributori o addirittura creando io stesso delle strutture di distribuzione.

Quali sono i suoi prossimi progetti?
In questo momento sto producendo il prossimo film di Naomi Kawase (Still the Water), un progetto sul quale sto lavorando da molto tempo e che sono riuscito a mandare avanti. Purtroppo al momento non potrò cominciare nessun altro progetto di produzione, anche volendo. Ho un altro progetto molto personale da regista: una rilettura del mito classico di Salomé che riprenda la visione di Oscar Wilde e Richard Strauss ma trasportando il tutto nel presente, tra le truppe americane in Iraq. E’ un progetto difficile, ma è la mia prossima tappa come regista. Francamente non so, però, quando potrò far partire il progetto, se nel 2015 o nel 2017.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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