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Ziad Doueiri • Regista

"Avere il coraggio di mostrare ciò che può disturbare"

di 

- Incontro a Los Angeles con il regista di The Attack, film pluripremiato eppure vietato in 22 paesi .

Adattamento del romanzo omonimo di Yasmina Khadra, The Attack [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Ziad Doueiri
scheda film
]
di Ziad Doueiri è un complesso dramma psicologico sul tema della negazione. Dopo essere stato premiato a San Sebastian, Toronto e Marrakech, il film ha vinto il Premio Cineuropa al Festival di Istanbul ad aprile 2013. Abbiamo incontrato il regista a Los Angeles, dove ha ricevuto tre premi al 17mo festival COLCOA del film francese a Hollywood.

Cineuropa: Quali erano le sue intenzioni nell'adattare Yasmina Khadra?
Ziad Doueiri: Ho scritto questo film insieme a mia moglie Joëlle Touma ispirandomi al romanzo, che mi è piaciuto molto. Un lavoro intenso tra scrittura e finanziamento per portare a buon fine questo progetto che mi ha preso moltissimo tempo. Il mio intento era di andare oltre ciò che tutti sanno sul conflitto israelo-palestinese e le posizioni assunte dalle varie parti interessate. Il mio scopo era di mostrare un'altra visione, un altro modo di pensare questo conflitto che dura da anni. Attraverso il mio personaggio principale, e dalla prima scena del film, assistiamo a un dramma innanzitutto umano che prende forma con questo marito amorevole la cui vita pacifica a Tel Aviv vacilla quando scopre che sua moglie è implicata in un attentato dinamitardo. E' il punto di partenza per una serie di interrogativi che trascinano lo spettatore nei dedali dell'inconscio collettivo, le prese di posizione avventate… Ho quindi scelto di trattare un soggetto delicato senza alcun partito preso, essendo l'obiettivo quello si trattare una problematica reale attraverso la finzione, una storia d'amore. Non si tratta di difendere una posizione rispetto a un'altra…

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Fino a che punto è stato fedele all'opera originale?
Yasmina Khadra è un autore dotato che ti fa entrare con brio nel suo universo, e i suoi scritti sono ferocemente criticati nel mondo arabo. Leggendo il suo libro, sono rimasto letteralmente colpito dal suo stile unico di raccontare, di farti vivere nella pelle dei suoi personaggi. Ho cercato quindi di essere il più possibile fedele alla sua opera. Detto questo, il finale è diverso…

Quale messaggio voleva trasmettere con questo film? Non so se ho un messaggio in particolare. Quando mi sono seduto per scrivere questo film, non avevo un messaggio, volevo semplicemente mostrare come si possa essere sposati a una donna per quindici anni, amarla e darle tutto, ed essere poi travolti dagli eventi. Non è un film politico, penso sia soprattutto un film d'amore.

Perché ha scelto di trattare un soggetto così delicato?
In quanto registi, non è nostro compito quello di rimetterci in discussione? Se non lo facciamo noi, chi lo fa? Chi deve smuovere il sistema… Purtroppo i politici sono, in molti casi, assenti. Bisogna quindi che qualcuno lo faccia, bisogna andare controcorrente, avere il coraggio di mostrare ciò che può disturbare.

Il film è stato boicottato in tutto il mondo arabo? Come reagisce a questa censura?
In fondo, me l'aspettavo. Bisogna far evolvere la mentalità e riflettere in modo intelligente. Il governo libanese ha prima dato la sua approvazione per distribuire il film, poi ha ceduto alle pressioni del "comitato per il boicottaggio di Israele". Provo vergogna. Sono per l'apertura. Bisogna rivedere ed esaminare le nostre certezze. Discutere con gli israeliani non significa accettare l'occupazione. La gente che ha reagito negativamente non ha visto il film. Questa attitudine non aiuta la causa palestinese. Le persone che boicottano il film non fanno che sparare addosso agli artisti arabi.

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