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Christian Petzold • Regista

“Il crollo dei regimi e come si sopravvive ad essi”

di 

- Alla sua terza partecipazione al concorso berlinese, il cineasta tedesco ha ottenuto con La scelta di Barbara l'Orso d'Argento per la regia. Estratti dalla conferenza stampa.

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, e perché l'ha fatto?

La scelta di Christian Petzold: Sono nato ad Ovest, ma i miei genitori erano fuggiti dalla Germania dell'Est. Ero nella ex-Germania dell'Est per girare il ultimo film e sentivo una sorta di nostalgia, non so perché. L'idea generale è che per parlare della DDR basta scrivere un romanzo che contenga tutto, ma ciò di cui abbiamo davvero bisogno è di novelle, vignette sul sistema che crolla e sull'amore. Abbiamo preso un racconto di Hermann Broch ambientato a Est, ed è diventato La scelta di Barbara.

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La storia d'amore è radicata nella quotidianità della DDR?
Per me era interessante l'idea di innamorarsi attraverso il lavoro, Per noi (anche nel cinema) l'amore viene spesso dopo il lavoro: la gente si innamora durante le vacanze, al Club Med…. quello che mi affascinava della DDR è anche il fatto che la gente lavorava insieme e poteva innamorarsi. Est ed Ovest non sono così lontani anche se separati, ma penso ai film di Sam Fuller, dove una donna può costruire armi, e poi all'improvviso arriva l'amore: ad Ovest, a volte sembra che l'amore sia qualcosa che trovi in un catalogo - come parte della produzione, non della riproduzione...

Come mai ha scelto come canzone finale At last I am free di Nile Rodgers?
Abbiamo parlato molto di quella canzone, è sull'amore e sul movimento per i diritti civili. L'amore e la rivoluzione a volte hanno qualcosa in comune: il colore rosso, il tempo delle ciliegie (...) La libertà non è una cosa che vedi nella pubblicità, a volte significa anche freddezza, solitudine, e c'è un elemento di quel mood nell'immagine finale, nello sguardo che si scambiano i personaggi, e poi nella canzone.

C'è qualcosa di sinistro nell'immagine della DDR, quando Barbara dice: è folle pensare che qualcuno possa essere felice in questo paese…
Viene rivisto alla fine. Non è importante quella frase, lei lo dice all'amante non a noi. Non è interessata a trovare un eroe che la salvi, che si sacrifichi, vuole solo ribadire che lo ha incontrato e seguito. La frase più decisiva è quando lui dice: "Potrai dormire quanto vuoi quando verrai, ho abbastanza per mantenere entrambi, non dovrai lavorare", una frase alla quale lei non risponde, ma c'è una ventata di freddo da Ovest sull'emancipazione dell'Est. Nove anni dopo, i tedeschi dell'Est sono rimasti a casa con i soldi dei cristiano-democratici...

Nel film, non sembra si parli solo di DDR...
Parliamo dell'angolatura storica. Una volta stavo pensando a Chinatown e a quanto fosse stato importante il production design per il film. Volevamo girare un film sulla DDR con un production design diverso. Volevamo gli alberi d'autunno e abiti colorati, prendere gli aspetti della storia e mostrarli in maniera fluida: la Germania dell'Est sembra sempre imbalsamata e asfissiante... Volevamo che fosse organica, fisica, palpabile. Solo in quel momento puoi trovare le emozioni - sfiducia, grandi decisioni. La precisione non è sempre nei dettagli più stupidi (anche se abbiamo cercato per 16 giorni il catalogo versione Germania Ovest di Quelle su ebay). La precisione storica non era il tema del film. Il mio focus non era la DDR ma il crollo dei regimi e di come si sopravvive ad essi, e come le persone che restano nelle macerie possano costruirsi un salvagente (ho visto come erano malridotti molti dei tedeschi dell'Est). Non volevo ricostruire la DDR, il mio film non è un dramma storico di alta precisione: questo ci ha permesso di costruire una cosa per la quale puoi chiederti se sia vera o meno, e se davvero è reale, se non riproduce qualcosa che è propaganda. Ma è un'altra storia!

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