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Max Lemcke • Regista

"Tutti sapevamo che la crisi sarebbe arrivata"

di 

- Il regista, dopo il sorprendente Casual day, torna a criticare le contraddizioni dei nostri giorni con Cinque metri quadrati, una tragicommedia che ha lasciato il segno all'ultimo festival di Malaga.

Cineuropa: Che approccio ha avuto nell'affrontare in un film la spinosa questione della crisi immobiliare?
Max Lemcke: Quando stavamo per partire, tra il 2007 e il 2008, ancora non era scoppiata la crisi del mattone e, semplicemente, avevamo cominciato a leggere sui giornali di persone che ne erano rimaste colpite. Poi abbiamo pensato che avremmo potuto dire qualcosa di cui non si stava parlando al cinema e, inoltre, venivamo da una tradizione spagnola di grandi film che affrontano questo stesso conflitto, come El inquilino, El pisito e El verdugo. E' un problema che sta sempre lì, latente. Ma non c'era l'intenzione di fare un film sulla crisi così come la conosciamo ora: allora ci siamo resi conto che stavamo mostrando qualcosa che è esploso davanti a tutti, qualcosa che noi tutti sapevamo che sarebbe successo.
I titoli di testa del suo film mostrano anche la mostruosità urbanistica di Benidorm.
Sì, sono molto orgoglioso di quei titoli di testa. E' stato qualcosa che è venuto spontaneamente: non erano nello script. E' venuto per caso perché pensavamo di utilizzare un elicottero per filmare l'assalto della polizia. Poi abbiamo volato fino a Benidorm e la visione dei grattacieli dall'alto era impressionante. Ho pensato che potessimo usarla per illustrare l'apertura del film, che fosse un'anteprima di quello che andavamo a raccontare: quel paesaggio urbano che si presenta come un grande modello, indicativo di quello che è successo.

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Ottenere tanto successo al Festival di Malaga ha cambiato il corso del film?
Ha facilitato le cose. Siamo arrivati a Malaga senza distribuzione e senza che una televisione avesse acquistato il film. Il modo di produrre Cinque metri quadrati [+leggi anche:
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è stato diverso dal solito: non c'era a priori il finanziamento di una televisione. Il produttore ha provveduto al finanziamento integrale. Questo non è molto comune del cinema spagnolo, ma dopo la vittoria a Malaga si è unita la televisione spagnola, necessaria per la distribuzione, affinché si parli del film e abbia un'altra dimensione: perché TVE ha una finestra per il cinema spagnolo, con un programma dedicato ad esso (la versione spagnola), con cui acquisirà nuovi spettatori. Malaga è stata la consacrazione definitiva e il film è uscito molto rafforzato dal festival: è stata la pellicola più premiata.

Quanto è costato il film?
Due milioni di euro.

Possiamo definirla una tragicommedia?
Sì, si adatta molto a Cinque metri quadrati: ci piace questo umorismo nero, questa situazione in cui ti si congela un po' il sorriso. Penso sia più cupo di Casual Day perché ha meno gag, ma le ha e ti rendi conto che la situazione è tragica: fanno ridere però, al contempo, sono tristi e dure. A volte, quando non sappiamo come definire un film, è facile etichettarlo come commedia, ma non è questo il caso, perché anche se gli attori che vi recitano hanno fatto grandi ruoli comici, il film ha un tono diverso.

A che cosa serve ridere delle nostre miserie?
Ci aiuta a guardarci in faccia, a imparare qualcosa su di noi riconoscendo il nostro modo di essere. Mi piace molto fare questo tipo di cinema.

E' stato difficile girare la scena d'azione?
Sì, perché abbiamo dovuto usare l'elicottero. Il problema del cinema spagnolo non è l'aspetto tecnico, ma i limiti di budget. Bisognava risolvere tutto in un tempo limitato. Nelle prime versioni non c'era l'elicottero, ma siccome mi sembrava interessante vedere quello che stava accadendo dall'alto e avere quel punto di vista, ho lottato per averlo. E poi l'ho usato per i titoli di testa e l'inquadratura finale.

I suoi prossimi progetti seguiranno la stessa linea critica?
Forse proveremo a chiudere una sorta di trilogia: se in Casual Day si parla del mondo del lavoro, in Cinque metri quadrati dell'avere una casa o un nido, nel prossimo sarà ritratta la famiglia, la sua influenza e la sua distruzione. Ma le cose cambiano continuamente nelle nostre riunioni: vediamo come va a finire…

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