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Alain Gsponer • Regista

Al di là delle apparenze

di 

Alain Gsponer ama svelare ogni genere di falsa verità e, sfruttandone la natura tragicomica, è riuscito nel tempo a creare un suo stile personale. Fa parte di una generazione di registi sui trent'anni, meticolosi e unici nel loro genere, ma che sul piano internazionale non sono ancora riusciti a emergere dalle nicchie dei festival. Questo è dovuto probabilmente al fatto che è difficile collocare Gsponer in una categoria specifica: il suo lavoro non può di certo andare sotto l’etichetta del Nuovo Cinema Tedesco o della Scuola di Berlino (anche se quest'ultima è la città in cui il regista ha scelto di vivere).

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I suoi primi lungometraggi, Rose e Life Actually [+leggi anche:
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, hanno ottenuto diversi premi. In questi film era già chiara l’essenza di uno stile cinematografico che nasce dalla decostruzione tragicomica delle immagini. Lo stesso si può dire di My Words, My Lies – My Love [+leggi anche:
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, il suo ultimo lavoro. Certo, si tratta di una commedia romantica, ma non segue assolutamente la struttura tipica di questo genere. Il protagonista è un cameriere che diventa famoso sulla scena letteraria grazie a un manoscritto rubato per fare colpo su una ragazza.

Gsponer si è formato alla Scuola di Cinema di Baden-Württemberg, dove è entrato come documentarista. Tuttavia, una volta dimostrato il suo talento nel dirigere gli attori, ha concluso gli studi presso il dipartimento di regia, laureandosi nel 2002. Da allora ha sempre puntato in alto nella scelta dei suoi attori. È vero che nei suoi lavori traspare sempre il piacere di recitare, ma dietro il tono spensierato di queste performance si nascondono audizioni rigorose ed esercizi davvero particolari. “Mi sto allontanando sempre più dal naturalismo”, precisa il regista. “Vedo troppo spesso una mancanza di energia, soprattutto nei film basati su logiche televisive. Quello che ricerco io, invece, sono scene piene di energia”. E, anche se ai suoi attori viene lasciata molta libertà, lui riesce sempre a ottenere ciò che vuole.

Per Gsponer, la realiznzazione di un film è un vero lavoro di squadra, e preferibilmente di una squadra di collaboratori fissi. Di solito è Matthias Fleischer a occuparsi della fotografia, mentre Alexander Buresch è l’autore con cui generalmente scrive le sceneggiature. Gsponer afferma che nei casi in cui si è occupato da solo della sceneggiatura, il film si è rivelato troppo serio. “Il genere drammatico è più facile – dice il regista – ma lo spettatore si lascia trasportare ancora di più se ogni tanto riesci a farlo ridere. Una strizzatina d’occhio a volte permette di andare davvero in profondità.”

Questa ricerca della profondità porta spesso Gsponer e il suo autore Buresch a dar vita a scene molto forti, quasi surreali. L’hobby del figlio in Life Actually, ad esempio, è quello di costruire bombe, mentre il padre riesce a raggiungere momenti di catarsi assoluta solo sotto l'effetto di droghe.

Nei film di Gsponer, la facciata – che sia in una famiglia, in un vicinato, nella cultura o nei media – finisce sempre per crollare. Attualmente, vista la crescente ostilità nei confronti degli stranieri in Svizzera, il regista sta pensando a un film con forti implicazioni politiche; e un'inchiesta sulla doppia faccia del mondo politico non stonerebbe affatto nella sua filmografia. Inoltre, la sua intenzione è quella di continuare a sviluppare materiale originale in cui altre menzogne vengono portate alla luce, concentrandosi soprattutto sul contesto familiare.

Tutte queste idee non bastano però a Gsponer, che sta già pianificando un progetto completamente diverso per il 2012: insieme alla casa di produzione di Monaco Claussen+Wöbke+Putz realizzerà la versione cinematografica di un classico tedesco della letteratura per bambini.

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