email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Rodrigo Cortés • Regista

Superare gli ostacoli

di 

- A 37 anni, e con un solo lungometraggio al suo attivo (Concursante), Rodrigo Cortés è già un regista da tenere d'occhio grazie a Buried

Cineuropa: Come è nato il progetto Buried [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Rodrigo Cortés
scheda film
]
? In che modo la sceneggiatura di Chris Sparling le è capitata fra le mani e da che cosa è rimasto affascinato?

Rodrigo Cortés: Era un anno che girava per Hollywood e tutti lo consideravano un progetto impossibile da produrre e girare. E' questo che mi è piaciuto: il suo carattere folle, potermi lanciare nel vuoto e senza protezione. Ringrazio tutti quelli che hanno pensato che il film non si potesse fare, perché così la sceneggiatura ha attraversato l'oceano ed è stata girata in Spagna in assoluta libertà creativa.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

E' stato facile vendere ai produttori un soggetto così particolare: un uomo rinchiuso in una bara, un solo attore, senza esterni, narrato in tempo reale?
No, ma se vuoi realizzare un progetto così folle, la prima cosa che devi fare è circondarti di produttori con lo stesso grado di follia e che oltretutto si fidino pienamente a saltare nel vuoto insieme a te. Ho avuto molto sostegno e incoraggiamento, anche nelle scelte più complicate e rischiose.

In una situazione come quella che descrive nel film, i suoni hanno particolare importanza. Come ha gestito questo aspetto tecnico del film?
E' effettivamente doveroso pensarci in un film che propone un'esperienza fisica soggettiva, dal punto di vista di Paul Conroy, il protagonista. Ci si ritrova davanti a neri completi, e non parlo di quella falsa oscurità in cui lo spettatore vede cose che il personaggio non può vedere; parlo di un buio totale che ti avvolge. Conroy a volte non vede, può solo ascoltare, così anche noi: queste scene devono essere narrate attraverso il suono. Quanto al lavoro sul suono, abbiamo rinunciato alla stilizzazione, che permette di creare determinate atmosfere sonore e ambientali, ma che avrebbe deviato dal realismo crudo di Buried.

Come si fa a girare un film d'azione come questo in uno spazio tanto piccolo?
Rinunciando al buon senso e al ragionamento. Nel momento in cui usi il buonsenso, ti rendi conto che è un film impossibile da girare. E' meglio mantenere le distanze e concentrarsi esclusivamente sulla storia, sulle emozioni che vuoi far provare allo spettatore e non sul luogo delle riprese. Poi, bisogna cercare i mezzi cinematografici adeguati per riuscirci, senza pensare se sia possibile utilizzarli dentro una cassa o no, altrimenti ti concentri solo sulle restrizioni, e il film non deve averne. Devi girare e pianificare le cose come se ti trovassi a New York, in una giungla tropicale o su un pianeta gigantesco. Se devi fare una carrellata intorno all'attore, devi girare camera a spalla e trovare un sistema di gru per suscitare l'emozione desiderata nello spettatore. Non rinunci a niente, ma devi trovare la maniera di applicare tutto ciò all'interno di una cassa. Per questo, abbiamo costruito sette bare con esigenze tecniche differenti: una con pareti mobili, una particolarmente grande, un'altra con effetti di prospettiva, una girevole, un'altra che permettesse alla camera di girare intorno, ecc. In tal modo, si sono ottenute scene impossibili che hanno reso possibile un film che a priori sembrava irrealizzabile.

E' stato forse più complicato il montaggio delle riprese stesse?
No, è stato uguale, realizzato oltretutto alla stessa velocità. Se devi fare un film di tale complessità, di 94 minuti, dentro una cassa e in 17 giorni, tanto vale che giri con la mentalità del montatore: cercare di raccogliere esattamente la materia prima che ti serve per poi ricomporre il puzzle. Non vedo differenza tra le riprese e il montaggio, sono diverse tappe di un unico processo creativo.

Il film non osa soltanto in termini di location, ma anche nello sviluppo e nella sua conclusione. Non bisogna dunque dare al pubblico sempre quello che spera o desidera?
Non bisogna dare al pubblico ciò che vuole, ma quello di cui ha bisogno.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy