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Radu Muntean • Regista

"I miei ultimi film parlano di solitudine"

di 

- Incontro a Bucarest con il regista rumeno che racconta del suo quarto lungometraggio, Tuesday, After Christmas, alla vigilia della presentazione a Cannes.

Cineuropa: Cosa le piace di più del fare cinema? La fase di sceneggiatura, la pre-produzione o le riprese? Rispondere alle domande sul film, o magari il primo tutto esaurito?
Radu Muntean:Senza dubbio rispondere alle domande. E comunque, ogni fase mi dà delle soddisfazioni.

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Mi piacciono le inquadrature lunghe, ma questo non significa che le utilizzerò in tutti i miei film da ora in poi. Se sono pensate e bilanciate, se la regia è discreta e il tutto è adattato alla sequenza, se gli attori sono convincenti, le inquadrature lunghe creano una certa tensione, che si può accumulare verso la fine del film. I fili con i quali il regista-burattinaio controlla la storia diventano invisibili, e il film più acquistarne fluidità e insieme intensità. Non le uso perché sono pigro o non voglio fare una sceneggiatura con delle riprese precise, nella maggior parte dei casi è anzi molto difficile girare in piano sequenza. Naturalmente, è importante trovare la misura giusta, per non dare allo spettatore l’impressione che le sequenze siano troppo lunghe.

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La prima sequenza di Tuesday, After Christmas è una delle più libere e belle (e nello stesso tempo più forti!) del recente cinema rumeno. Come l’ha preparata? Quali indicazioni ha dato a Maria Popistasu e Mimi Branescu?
Mimi e Maria sono attori intelligenti e hanno capito subito, appena finito di leggere lo script, perché questa scena intima era così necessaria e perché andava girata senza riserve. Mentirei se dicessi che non avevano nessuna paura, ma abbiamo fatto molto prove e sapevamo tutto quello che andava fatto. Si sono sentiti liberi e rilassati, e penso che questo si veda sullo schermo. Non ero interessato a fare una scena erotica, ne volevo una intima.

Nei suoi film i personaggi non sono mai da soli, e se lo sono, parlano al telefono. Lei ha scritto il film con Alexandru Baciu e Razvan Radulescu: ha paura della solitudine?
Certo, ma ho un orsetto di peluche e mi aiuta molto. In qualche modo, i miei due ultimi film parlano di solitudine. Penso che la gente possa essere sola senza esserlo davvero nella realtà, ed è ancora più triste della “tristezza classica”, in cui ci sei tu e le quattro mura di casa. Scrivere con Alex e Razvan non ha nulla a che vedere con la paura della solitudine: semplicemente, scriviamo bene insieme.

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"spaventoso", un monito su quell’inevitabile passaggio generazionale dei 30 anni, con la sensazione di perdita che si prova alla fine della giovinezza. Considera Tuesday, After Christmas un “Boogie: cinque anni dopo”? Cosa pensa della scelta di Paul?

Nel caso di Paul, nessuna scelta è buona. Una parte di lui si scontra con qualunque direzione scelta. Non penso che Tuesday, After Christmas sia un film sull’età, ma su un certo tipo di inquietudine, quella che senti quando ottieni qualcosa che cercavi da tempo, ma quando la ottieni ti viene voglia di qualcos’altro....

Secondo lei, qual è lo svantaggio maggiore del fare cinema in Romania, e quale il vantaggio maggiore?
I nostri film non vengono visti da molte persone, e per molte ragioni —infrastrutture, TV, pirateria o la preferenza per film d’intrattenimento — i rumeni non vanno al cinema. Il vantaggio è che non esiste ancora la figura del produttore invadente, che non fa fare il suo lavoro al regista. Personalmente, ho la libertà di fare i film che voglio e sono completamente responsabile del risultato.

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