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Italia

Alessandro Giacobbe • Distributore, Academy Two

"Non ci resta che aspettare e cercare di essere ottimisti perché il materiale c'è"

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- Alessandro Giacobbe, managing director di Academy Two, ha analizzato per noi le principali sfide per i distributori indipendenti in Italia

Alessandro Giacobbe • Distributore, Academy Two

Alessandro Giacobbe, managing director dell'italiana Academy Two, ha analizzato per noi le principali sfide per i distributori indipendenti in Italia, come la difficoltà di accesso al grande schermo. I cinema di tutto il paese sono stati riaperti a metà giugno, ma quando, dopo l'estate, il mercato si stava lentamente riprendendo, il 26 ottobre il governo ha dichiarato un secondo lockdown per contenere la pandemia. Nel frattempo, ai distributori italiani è stato promesso un sostegno specifico per le perdite subite in questo periodo, ma i requisiti e gli importi sono ancora da confermare.

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Cineuropa: Qual è la politica editoriale della sua azienda e come è nata?
Alessandro Giacobbe:
Academy Two è stata fondata solo 8 anni fa, ma siamo fieri di poter dire che finora abbiamo ottenuto risultati abbastanza buoni. Il nostro ultimo successo è stato Parasite (Bong Joon-ho, 2019), che è un ottimo esempio della nostra politica editoriale. Siamo sempre alla ricerca di cose insolite, e questo è stato il nostro obiettivo principale sin dall'inizio. Competiamo in un mercato difficile, con grandi società di distribuzione che operano ormai da molto tempo. In un certo senso, ci siamo ispirati ad alcune di loro. Nel corso degli anni, queste società hanno continuato a crescere e hanno iniziato ad acquisire film più importanti e titoli più mainstream, quindi ci siamo resi conto che c'era una nicchia disponibile per le produzioni meno commerciali. Abbiamo cercato di riempire quello spazio vuoto, concentrandoci sui film d'autore, in particolare sulle produzioni europee. Tuttavia, negli ultimi anni, vi abbiamo incluso con successo anche film di altri paesi: ci siamo occupati della distribuzione dei film russi di Andrey Zvyagintsev, come Leviathan [+leggi anche:
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(2014) e Loveless [+leggi anche:
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intervista: Andrey Zvyagintsev
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(2017), ma anche di Francofonia [+leggi anche:
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( 2015) di Aleksandr Sokurov. Abbiamo anche distribuito alcuni titoli iraniani e sauditi, come Wadjda [+leggi anche:
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(2012) di Haifaa al-Mansour.

Sta esplorando altri ambiti lavorativi?
In realtà, sia io che il mio socio in Academy Two proveniamo dal settore dell’esercizio e stiamo ancora gestendo alcuni cinema in diverse città. Stiamo anche valutando la possibilità di entrare nel settore della produzione in futuro. Non è un settore facile, ma potremmo iniziare aderendo ad alcune coproduzioni italiane. Non possiamo avviare direttamente una divisione produttiva, perché richiede un'organizzazione abbastanza diversa dalla nostra attuale struttura. Siamo ancora una piccola azienda di sole 7-8 persone, quindi non abbastanza da avviare una vera e propria attività di produzione che affianchi quella di distribuzione.

Ha affermato che il mercato italiano è difficile. Quali pensa siano le sfide principali da affrontare?
Il problema principale in Italia riguarda l'accesso al grande schermo. I due gruppi più grandi (UCI e The Space Cinema) controllano quasi il 50% del mercato, e raramente distribuiscono i nostri titoli. In passato, UniFrance e il gruppo UCI avevano stretto un accordo  per la distribuzione di film francesi. Riguardava un numero limitato di schermi all'interno del circuito UCI, non più di 10 o 15 in tutto il paese, e UniFrance ne supportava la distribuzione pagando alcune delle spese promozionali. Alla fine, non è stato un accordo vantaggioso per nessuno, perché il pubblico standard di questi multisala è ancora molto restio a guardare film d'autore europei.

Il resto del mercato in Italia è piuttosto frammentato nelle mani di diversi operatori locali. È necessario collaborare con le agenzie regionali che rappresentano le società di distribuzione nazionali, che controllano il rapporto tra distributori e proprietari di sale cinematografiche. Credo che questa sia una particolarità dell'Italia, che non credo valga per molti altri paesi. Abbiamo la possibilità di instaurare un rapporto diretto con pochi esercenti, principalmente quelli interessati ai film d'autore. Tuttavia, abbiamo questo "collo di bottiglia" di agenzie locali che operano secondo alcune strategie politiche che non hanno nulla o ben poco a che fare con la qualità dei film. Da un punto di vista commerciale, daranno sempre la priorità ai grandi blockbuster o alle compagnie indipendenti in grado di rifornirli più regolarmente durante l'anno.

Come riesce a far distribuire i suoi film in un contesto del genere?
È una situazione piuttosto complicata, che sta portando a una pratica molto insolita per la quale i distributori indipendenti più piccoli devono stringere accordi con società più grandi per la distribuzione dei propri film. È proprio quello che è successo a noi con Parasite. Nonostante avessimo tutti i diritti, per poter accedere a un numero ragionevole di sale, abbiamo deciso di stringere un accordo con Lucky Red, una famosa compagnia di distribuzione italiana, la quale è riuscita a collocare il film in un numero di sale molto più elevato. L'accordo è stato vantaggioso per entrambe le parti e siamo soddisfatti del risultato al botteghino, sebbene la procedura sia in qualche modo dettata dall'ingiusta struttura del nostro mercato.

Quale pensa sia il valore aggiunto del suo lavoro di distributore quando si tratta della distribuzione di film europei?
Purtroppo, i film europei hanno un pubblico piuttosto limitato in Italia, che è concentrato principalmente nelle grandi città. Non è possibile accedervi in altre aree del paese per i motivi spiegati prima. Il commento che riceviamo più di frequente dai nostri follower sui social media è: "Mi piacerebbe vedere questo film, ma so che non raggiungerà mai il mio cinema locale". Pertanto, quando scegliamo i film da distribuire, dobbiamo essere molto cauti, perché possiamo prendere in considerazione solo quei titoli capaci di raggiungere un pubblico ragionevolmente ampio nelle grandi città. Questo è l'unico obiettivo su cui possiamo contare per ottenere un profitto. Anche considerando i sussidi disponibili per la distribuzione europea, come gli schemi di distribuzione del programma MEDIA, non sarebbero sufficienti se non si riuscisse a distribuire il film in modo adeguato. Questo è un grosso ostacolo per la circolazione di film di nicchia.

Secondo me, riuscire a distribuire un bel film europeo in Italia è già un successo. Indipendentemente dal risultato finanziario. Speriamo sempre che la nostra passione per i film che distribuiamo sia condivisa da un gran numero di persone in tutto il paese. A volte siamo felici di vedere che le nostre scelte sono apprezzate, e a volte capiamo che queste potrebbero essere un po' troppo difficili da comprendere per un pubblico più vasto. Questa è un'altra sfida che stiamo affrontando: l'educazione cinematografica del pubblico, soprattutto dei giovani. Lavoriamo con le scuole da alcuni anni, cercando di invogliare gli studenti a guardare film indipendenti al cinema, per suscitare la loro curiosità, anche se stiamo attraversando un periodo nel quale è quasi impossibile raggiungere questo obiettivo a causa delle restrizioni dovute al Covid-19.

Qual è l'attuale situazione pandemica in Italia? Sono state messe a punto misure specifiche per aiutare i distributori in questo periodo?
Ci era stato permesso di riaprire i cinema a metà giugno, ma in estate non c'è un vero e proprio mercato per la nostra attività. Stavamo cercando di recuperare, un po’ alla volta, a settembre, ma poi ci è stato nuovamente imposto di chiudere a fine ottobre. Siamo di nuovo in lockdown da un paio di settimane ormai e non sappiamo se potremo riaprire prima di Natale.

Per quanto riguarda la distribuzione, finora c'è stato pochissimo supporto. C'è un piano per dare alcune sovvenzioni a fondo perduto alle società di distribuzione, ma come calcolare gli importi è ancora un punto di domanda. Per i proprietari delle sale è stato piuttosto semplice. Il governo ha considerato gli incassi al botteghino del 2019 e li ha confrontati con quelli durante il lockdown. Con la distribuzione, sarebbe difficile applicare lo stesso procedimento, perché quest'anno la nostra attività potrebbe trarre vantaggio dai film che abbiamo venduto a TV e piattaforme l'anno scorso. Anche un confronto degli incassi al botteghino non farebbe al caso nostro, perché alcune società non sono riuscite distribuire alcun film, e altre hanno rilasciato solo pochi titoli con risultati pessimi. Non è una situazione omogenea, quindi al momento non sappiamo se e come riceveremo supporto o risarcimenti per questi tempi terribili.

In una situazione normale, quale sarebbe la consueta suddivisione del reddito per i diversi flussi di entrate?
Con poche eccezioni, i titoli d'autore stanno ancora ottenendo le loro entrate principali dalle proiezioni. Non abbiamo alcun accordo con le emittenti, quindi quando acquistiamo un film dobbiamo impostare il nostro business plan basandoci sulle possibili entrate dovute alle proiezioni. Qualunque cosa accada dopo è ben accetta, ma non è qualcosa su cui possiamo contare. Le proiezioni rappresentano di gran lunga la porzione principale della torta. L'Home Video (DVD) è in calo ogni anno che passa, mentre il mercato digitale è un settore ancora molto debole per i film d'autore. Al momento non stiamo ottenendo grandi risultati dalle piattaforme streaming. D'altra parte, quando un film d'autore ha un discreto successo nelle sale, cerchiamo di suscitare l’interesse delle emittenti televisive, in modo da vendere i nostri film alla TV. In media, direi che il 70% dei profitti proviene dalle sale cinematografiche, forse il 10% dai DVD e dalle piattaforme (VOD-SVOD) e l'altro 20% dalle vendite televisive.

Un altro grande ostacolo che abbiamo in Italia è il doppiaggio. È ancora d'obbligo se vuoi avere una distribuzione più ampia. Il pubblico italiano non è abituato ai sottotitoli e il doppiaggio è molto costoso. Normalmente paghiamo non meno di 20.000 euro per un buon doppiaggio, il che ci ostacola seriamente e ci costringe a rinunciare a qualche buon film.

Qual è stata la campagna di maggior successo per un film europeo che ha mai realizzato? Qual era l'ingrediente segreto?
Siamo felici dal successo di un paio di film francesi: Frantz [+leggi anche:
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(François Ozon, 2016) e La corte [+leggi anche:
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(Christian Vincent, 2015). Entrambi hanno riscosso molto successo di pubblico, raggiungendo circa 100.000 spettatori in tutto il paese, il che non è affatto male per un film d'autore. Direi che in entrambi i casi abbiamo avuto una campagna promozionale piuttosto "standard". Abbiamo portato il regista e il protagonista alle rispettive anteprime, avvenute al cinema di Nanni Moretti a Roma (Cinema Nuovo Sacher), dove sono stati accolti da Moretti in persona. È stato qualcosa di molto importante in termini di copertura della stampa, il che ha aiutato molto nella promozione del film.

Inoltre, siamo anche molto orgogliosi del successo che abbiamo avuto con il documentario francese Vado a scuola [+leggi anche:
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(Pascal Plisson, 2013), che abbiamo ottenuto in particolare grazie al pubblico proveniente dalle scuole. Abbiamo organizzato una campagna promozionale molto ampia in tutta Italia, parlando con migliaia di insegnanti in tutto il paese. Siamo stati in grado di portare circa 150.000 studenti al cinema, quindi ne siamo rimasti molto contenti.

Come ha iniziato a lavorare nel settore della distribuzione cinematografica?
È iniziato come un hobby. Quando avevo 15 anni organizzavo proiezioni nel mio liceo una volta alla settimana, quindi è sempre stata una mia passione. Solo in seguito è diventata la mia attività principale. Per molti anni, il mio lavoro riguardava tutt'altro. Mi occupavo di spedizioni marittime e, un po' alla volta, sono riuscito a mettere da parte un po' di soldi e ho iniziato a gestire sale cinematografiche a Genova. Penso che tutti i proprietari di una sala, nel profondo del loro cuore, vorrebbero diventare distributori. Si inizia frequentando festival e mercati, poi si cerca di fare un passo avanti e di acquistare i diritti dei film, per proiettarli nei tuoi cinema o per offrirli ai colleghi. È stata un'evoluzione piuttosto naturale per me.

Come immagina il futuro?
Devo essere ottimista. La mia più grande preoccupazione è che, tra le sale cinematografiche di Genova e la società di distribuzione, abbiamo complessivamente più di 40 dipendenti. Dobbiamo pensare al futuro di tutte quelle famiglie. Speriamo di poter superare questo periodo. Abbiamo ottimi film pronti per essere distribuiti quando i cinema riapriranno, come Lezioni di persiano [+leggi anche:
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(Vadim Perelman, 2020), My Salinger Year [+leggi anche:
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(Philippe Falardeau, 2020), Minari (Lee Isaac Chung, 2020) o Été 85 [+leggi anche:
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(François Ozon, 2020). Non ci resta che aspettare e cercare di essere ottimisti perché il materiale c'è, pronto a riportare la gente al cinema.

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(Tradotto dall'inglese da Enrico Rossetti)

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